Angelo Inglese, l’artigiano imprenditore che produce a Ginosa camicie e abiti che vestono celebrities, famiglie reali e i presidenti USA
Ha tutta l’aria di un raffinato ed elegante lord inglese. Vive e produce le sue camicie nel borgo di Ginosa, in provincia di Taranto. E lo fa con la stessa cura sartoriale di un tempo, quando sua nonna cuciva con le prime macchine Singer.
Lui si chiama Angelo Inglese e questa è la storia di un uomo che ha fatto del tempo e della qualità un valore assoluto.
Da piccolo osservava i clienti che si recavano nella bottega della nonna. Li scorgeva con curiosità, imparando a distinguerne i tratti, le personalità, il carattere. Era affascinato dai modi gentili e semplici con cui i clienti venivano accolti. E soddisfatti con un garbo antico che conosciamo solo nei vecchi film.
La radiolina sempre accesa, il gesso che tracciava i tessuti da tagliare e le macchine da cucire a pedali che li trasformava in abiti e camicie erano gli elementi di un tempo che scorreva lento tra i fiumi della sua curiosità.
Nel frattempo imparava quell’arte che lo avrebbe consacrato agli onori della fama internazionale alcuni anni dopo.
Oggi le camicie e gli abiti di Angelo Inglese vestono celebrities, varcano le soglie persino della Casa Bianca e delle case delle famiglie reali di tutto il mondo.
Nel frattempo, i giornali hanno versato fiumi di inchiostro descrivendone il coraggio, l’umiltà, la determinazione nell’essere riuscito a custodire un’arte antica in un mondo che sembra distratto, attratto com’è dalla modernità degli stampi, dei tessuti di plastica, delle cose tutte uguali.
La ricetta del successo
La ricetta del successo è un marketing generato dall’autorevolezza delle grandi firme giornalistiche che ne hanno esaltato il valore di uomo e di imprenditore custode della tradizione.
Non c’è Social che tenga, il marketing di Angelo Inglese è tutto nel buon nome che si è creato, difendendo il buono e il bello in una società famelica, distratta, a volte sciatta.
Di tanto in tanto, invia qualche video delle sue lavorazioni ai nuovi clienti, attratti dalle parole di ammirazione che leggono qua è là sul suo conto. Non sono spot creati da qualche agenzia di marketing strampalata, ma semplici videoclip girati genuinamente con il cellulare nel suo negozio. Così egli racconta i gesti lenti, sapienti con cui le sue camicie prendono vita.
Ad apprezzare le lavorazioni sartoriali del marchio è soprattutto il Giappone che è ormai diventato la sua seconda casa.
Visita il sito: https://store.g-inglese.com/
L’intervista
Angelo Inglese, una tradizione lunga almeno due generazioni. Com’è cominciato questo bellissimo sogno?
E’ cominciato con i sacrifici e l’abilità di mia nonna e i miei genitori, estimatori della tradizione e generatori di passione , la stessa che mi ha contagiato da bambino e che accompagna e arricchisce il mio percorso professionale.
Qual è la strada da percorrere ancora?
Rivalutare la figura dell’artigiano, educare e sensibilizzare le nuove generazioni, aprire a loro i nostri laboratori, promettere il giusto compenso relativamente alla qualità del lavoro, fondare nuove scuole per il recupero di antichi mestieri. In pratica, invertire la tendenza e avviare un processo ri-costitutivo virtuoso: una sorta di neo-rinascimento dei valori, dell’etica, che restituisca ai giovani la fiducia nel futuro.
Cosa c’è dietro le tue rinomate camicie? Come mai la scelta di rimanere al Sud?
Ho sempre creduto nel mio territorio, sono un sostenitore, un campanilista, penso che quello che i nostri manufatti, realizzati in un’altra parte d’Italia non avrebbero lo stesso fascino, qualità , bellezza.
Quali sono i numeri della tua azienda oggi? Dove si trova la maggior parte dei tuoi clienti?
Non bisogna perdere mai di vista che la mia è una minuscola realtà. Si tratta di una sartoria che per scelta, produce qualità e non quantità. I clienti, ci onorano e arrivano da ogni parte del mondo. Di culture, religione e ceto sociale differente, si innamorano del nostro modo di lavorare, del valore familiare che riusciamo a fargli vivere con l”ospitalità e dell’inaspettata bellezza di Ginosa.
Cosa apprezzano i clienti in particolare delle tue camicie? Qual è il segreto del tuo successo?
La grande manualità, la storia. La ricerca dei tessuti, lo studio delle materie prime, i tradizionali metodi di tessitura, mi piace incuriosire i clienti; con il mio racconto, renderli protagonisti di un progetto il cui scopo non è unicamente generare profitto, ma emozioni.
So che, oltre ad essere un imprenditore, sei una persona impegnata anche su altri fronti. Ce ne vuoi parlare?
Tante volte, mi invitano per parlare non tanto del mio lavoro da artigiano, ma del fatto che uno come me, che proviene da un paesino sconosciuto, sia riuscito a farsi conoscere nel mondo intero. Mi chiamano perché rispetto ad un amministratore delegato di una multinazionale io non elenco numeri, non sono un bocconiano che snocciola dati: racconto la mia storia, parlo della cultura del posto in cui vivo,del prodotto, del sociale, delle bellezze del mio territorio, del recupero dei mestieri. Pian piano la gente inizia ad interessarsi ai problemi , peccato che la politica rallenti o blocchi tutto.
Quali sono i progetti per il prossimo futuro, dove ti piacerebbe approdare?
Vedere rivivere il centro storico di Ginosa e terminare il restauro della mia struttura al più presto. Sto mettendo in atto tutte le mie energie per far conoscere a politici, ma anche a possibili investitori, le grandi potenzialità di questo territorio e quello che potrebbe generare in simbiosi con la mia azienda. Desidero creare una scuola di sartoria ed il recupero degli antichi mestieri.
Hai qualche suggerimento o consiglio per la realtà imprenditoriale tarantina?
L’economia tarantina è ferita, ma non condannata anche da una grande industria che ha prodotto acciaio e purtroppo, non solo, per diversi anni. Diversi giovani giovani a Taranto stanno intraprendendo il mestiere di imprenditore. Se il mio può servire come esempio, cerco di non aver mai paura, di investire con responsabilità, di utilizzare, quando possibile, le risorse ed i materiali locali, essere sempre creativo e innovativo, facendo sempre riferimento alla storia e tradizione: ti assicuro non mi tradiscono mai.
Tra vent’anni, come sarà Taranto?
Una citta’ trasformata con tante piccole imprese, la valorizzazione del suo prodotto primario: la cozza, il recupero del suo maestoso centro storico, impressionato sullo sfondo azzurro unico al mondo, ma soprattutto, con l’aria profumata di mare.
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